Le principali testate giornalistiche italiane in questi giorni hanno riportato la notizia che la notissima food influencer Benedetta Rossi alias “Fatto in casa da Benedetta”, a seguito di numerosi e reiterati attacchi sui social rivolti al suo modo di cucinare ed alle sue abitudini relative agli ingredienti che utilizza per la realizzazione delle sue ricette – critiche – estese anche ai suoi followers, ha deciso di rompere il silenzio ed ha pubblicato un video sfogandosi apertamente.
Nel video Benedetta Rossi ha detto che non la preoccupano le critiche alla sua persona :
«Non sono una chef e lo dico e lo ripeto io per prima di essere un’incapace in cucina, ma condivido quello che mi viene bene ai fornelli sperando di essere utile»,
ma esprime il suo dolore nei confronti degli attacchi estesi ai propri followers:
«Dicono che faccio una cattiva informazione sul cibo perché utilizzo prodotti economici. Non mi sono mai lamentata di questo. Ma non voglio essere presa come pretesto per insultare intere categorie di persone»;
nei commenti infatti vengono derise le abitudini alimentari più comuni nelle famiglie italiane: dall’utilizzo del tonno in scatola, della sfoglia pronta, o dei surgelati.
L’Associazione Italiana Food Influencers Ente del Terzo Settore, si è sentita chiamata in causa in questa infelice vicenda, in quanto gli attacchi rivolti alla Sig.ra Rossi, di fatto rappresentano degli attacchi diretti anche nei confronti della categoria che noi rappresentiamo, dei nostri soci e soprattutto dei nostri followers.
Il fenomeno dei food influencers è nuovo, di fatto tra web e social questa figura si è sviluppata da una ventina di anni, e solo negli ultimi dieci anni si è diffusa a macchia d’olio.
Si tratta di fatto, di un universo ancora in effetti poco conosciuto in ogni sua sfaccettatura, e purtroppo l’ignoranza intesa in senso stretto, come mancanza di conoscenza, come riportato dalla Treccani: “Con sign. ristretto, l’ignorare determinate cose, per non essersene mai occupato o per non averne avuto notizia” – può provocare fraintendimenti ed errori.
Tanto premesso ci sembra doveroso fare chiarezza sulla materia e spiegare chi sono e di cosa si occupano i food influencer ed il ruolo delle materie prime in cucina, argomenti che sono balzati alla ribalta in questa vicenda.
CHI SONO I FOOD INFLUENCERS?
Preliminarmente occorre specificare cosa non sono i food influencers:
I food influencers non sono cuochi
- non sono critici culinari
- non sono giornalisti
- non sono agenzie pubblicitarie
- e soprattutto i food influencers non sono insegnanti.
E allora cosa fanno i food influencers ???
Raccontano e condividono!
I Food Influencers sono persone che raccontano, quindi riportano in maniera personale ed unica ciò che avviene nella loro cucina e in tutto ciò gira intorno al cibo, non hanno necessariamente milioni di followers, non conoscono tutte le tecniche di alta cucina, non hanno macchine fotografiche professionali, né cucine ed accessori super tecnologici.
I food influencers sono semplici amanti di cucina e del cibo, possiamo definirli ” cucinieri e cuciniere” che attraverso il food raccontano la loro vita, le loro tradizioni familiari e locali : cucinano assaggiano, fotografano, raccontano, ma anche studiano, si impegnano, sperimentano, sbagliano mille volte ed imprecano perché i biscotti si nono bruciati o il sugo si è attaccato in fondo alla pentola, si disperano se piove e non c’è la luce giusta per fotografare il piatto, ed esultano quando la crostata è perfettamente dorata!
I food influencers cucinano, assaggiano prodotti, visitano ristoranti ed attraverso il cibo ci raccontano l’Italia con tutte le sue infinite sfaccettature ed unicità.
In conclusione i Food Influencers sono content creators, writers, blogger, videomaker, fotografi, YouTubers, Instagrammers, Tiktokers ecc…, sono persone che postano con regolarità dei contenuti aventi ad oggetto tutto ciò che attiene in modo diretto ed indiretto il food, ed ognuno di loro si esprime in maniera personale ed unica.
I Food Influencer Italiani in particolare attraverso il web, ed ogni forma espressiva, contribuiscono a raccontare, divulgare e diffondere l’immenso patrimonio enogastronomico italiano.
CHE RUOLO HANNO LE MATERIE PRIME IN CUCINA?
Il secondo aspetto che ci preme di puntualizzare è la critica rivolta all’uso delle materie prime. La nostra Associazione ha tra i propri scopi sociali quello di stimolare la conoscenza, la ricerca, l’approfondimento e l’innovazione del patrimonio enogastronomico italiano, pertanto ci occupiamo di cercare, raccontare i prodotti e le aziende che producono eccellenze italiane ed andiamo alla ricerca di prodotti tipici, che hanno tutte le caratteristiche per poter essere inseriti nell’elenco del MASAF ovvero nell’elenco di tutti i Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Ministero dell’agricoltura, dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
Il nostro impegno nella valorizzazione delle materie prime di qualità non si traduce però nel denigrare i prodotti più comuni da supermercato, né tantomeno nel denigrare chi opta per scelte diverse per motivi di mera necessità organizzativa giornaliera, o di necessità economica o anche di semplice gusto o scelta personale.
E’ innegabile che l’uso in cucina di materie prime di alta qualità garantisce il risultato ottimale di un piatto ma la storia ci insegna come non sempre, per una miriade infinita di motivi di natura economica, storica, geografica, è possibile utilizzare ingredienti di qualità ed appunto la storia ci insegna come l’ingegno e la maestria delle nostre nonne ha dato vita ai più buoni piatti della tradizione culinaria italiana, piatti come la coda alla vaccinara, il peposo toscano o la pizza fritta napoletana.
la Coda alla vaccinara è nata perché anticamente i macellai di basso rango venivano di solito pagati in frattaglie che poi vendevano alle osterie locali; le osterie, a loro volta, creavano dei piatti originali con questi pezzi di avanzi di carne bovina, tra cui la coda.
Il Peposo è un piatto tipico toscano e in particolar modo di Firenze. Pare infatti che sia nato nel XV secolo assieme ad una delle più grandi meraviglie del Rinascimento, la cupola di Santa Maria del Fiore (ovvero il duomo di Firenze).
La storia è nota, racconta che la costruzione della cupola fu affidata al maestro Brunelleschi, il quale per realizzare l’opera si servì di un gran numero di operai. Questi, chiamati fornacini, giorno e notte cuocevano mattoni e tegole necessari ad edificarla. Si trattava dunque di un lavoro molto duro che, per essere portato avanti, necessitava di un nutrimento robusto e di sostanza. Per questo motivo ai fornacini veniva data della carne di manzo: fondamentalmente si trattava di tagli poveri, duri e tigliosi.
A questo punto però subentra la leggenda: probabilmente, a causa di un ritardo nei pagamenti, gli operai improvvisarono uno sciopero, ma quando ricevettero il compenso e tornarono al lavoro si pose il problema di utilizzare la carne stoccata nei giorni precedenti che purtroppo aveva già cominciato a deteriorarsi.
Così qualcuno ebbe l’idea di cucinarla negli angoli degli stessi forni usati per la cottura dei mattoni, ma con l’aggiunta di pepe in grani. In questo modo non solo il cattivo odore sparì, ma la carne, cotta lentamente, diventò anche tenera e gustosa.
La pizza fritta napoletana, nasce dall’abitudine delle donne nel cucinare gli scarti dell’impasto della pizza e che ora è uno dei piatti più amati da napoletani e non solo. Questi sono solo tre esempi ma potemmo stare qui un mese a raccontare piatti meravigliosi nati per pura necessità.
Oggi il mondo è cambiato ma non sono cambiate le difficoltà con le quali le famiglie devono ogni giorno affrontare per arrivare a fine mese, a cui tutti dobbiamo portare rispetto; tutti vorremmo fare la pasta frolla con il burro francese e i semi delle bacche di vaniglia del Madagascar, preparare una sogliola di Dover con i limoni di Sorrento…o gustare tre uova di quaglia con una grattugiata di tartufo bianco… ma naturalmente non tutti possono permettersi certe materie prime ed oggi le persone, come i nostri avi, devono cercare di ottenere il massimo del risultato utilizzando le materie prime ed – oggi anche il tempo – che hanno a disposizione.
La cosa più importante che riguarda il cibo e, ci teniamo particolarmente a sottolinearlo, TUTTO il cibo va rispettato, ciò che va demonizzato è piuttosto lo spreco indiscriminato: il cibo va valorizzato limitando gli sprechi, cercando di utilizzare al meglio anche avanzi e scarti al fine di rafforzare la sostenibilità dei nostri sistemi alimentari e migliorare la salute climatica del pianeta.
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